giovedì 13 ottobre 2011

Voci nel Deserto@Brancaleone

VENERDI' 28 OTTOBRE, al Brancaleone (ore 21.30, in Via Levanna, 13 ).
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.  

 

Voci nel Deserto - Rave teatrale

da un idea di Marco Melloni

 "Mai come ora è giustificato l'allarme.
Assistiamo a segni inequivocabili di disfacimento sociale: perdita di senso civico, corruzione pubblica e privata, disprezzo della legalità e dell'uguaglianza, impunità per i forti e costrizione per i deboli, libertà come privilegi e non come diritti, legami sociali a rischio, idee secessioniste, pulsioni razziste e xenofobe, volgarità, arroganza e violenza nei rapporti tra gli individui e i gruppi.
Preoccupa soprattutto l'accettazione passiva che penetra nella cultura. Una nuova incipiente legittimità è all' opera per avvilire quella costituzionale. Non sono difetti o deviazioni occasionali, ma segni premonitori su cui si cerca di stendere un velo di silenzio, un velo che forse, un giorno, sarà sollevato e mostrerà che cosa nasconde, ma sarà troppo tardi."

Sono parole di un appello lanciato in questi giorni da Libertà e Giustizia, associazione fondata, tra gli altri, da Umberto Eco. In futuro queste parole potrebbero essere lette come una profezia.
È già accaduto.
Altre voci si sono alzate, clamantis in deserto.
Non sono state ascoltate.
Pasolini, Flaiano, Primo Levi, Giorgio Gaber…. Le loro parole, a risentirle oggi tirandole fuori dai cassetti, rispolverando vecchi dischi di vinile, riaprendo pagine di quotidiani ingialliti dalla storia, ci offrono una chiave di lettura - quasi umiliante nella sua preveggenza - sul perchè siamo arrivati a questo punto. Qualcuno, dunque, ci aveva avvertito.
Finchè non la si impara, la storia si ripete.
In altri tempi, in altri luoghi, tutto questo è già accaduto.
Per questo, oggi più che mai, diventa così importante recuperare la memoria di chi ci ha preceduto ed è riuscito a leggere, negli eventi del suo tempo, ciò che noi stiamo vivendo solo ora.
"Siamo un paese senza memoria: il che equivale a dire senza storia. L'Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell'oblio televisivo, ne tiene solo i ricordi,i frammenti che potrebbero farle comodo con le sue contorsioni, le sue conversioni". Lo scriveva Pasolini sul Corriere della Sera. Sono passati piu' di trent' anni. Ci piacerebbe far diventare anacronistiche queste parole.
Frammenti di libertà di pensiero, messaggi in bottiglia affidati alle correnti del tempo: abbiamo catalogato quelli con maggior risonanza con l'attualità e ne continuiamo a raccogliere - li abbiamo privati di ogni riferimento all'autore o al tempo trascorso prima di giungere fino a noi, abbiamo dato loro una voce e li abbiamo messi in relazione attraverso la musica: ne è uscita fuori una narrazione del presente che non può non sorprendere nel momento in cui viene ristabilito l'ordine temporale e ricollocata ogni frase nel suo contesto. Possibile che fosse già tutto previsto?
  

Fonte
Grazie a Felicia per la segnalazione.


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