mercoledì 11 gennaio 2012

Sandro Joyeux@Angelo Mai


SABATO 14 GENNAIO 2012
Guest Star:
Roberto Angelini, Emanuele Brignola, Niccolò Fabi, Francesco Forni, Ilaria Graziano, Awa Ly, Pino Marino, Enrico Melozzi (violoncello), Saverio Palazzo (batteria), Andrea Pesce e Antonio Ragosta (oud).
CHI E’ SANDRO
Sandro Joyeux, artista di origine franco-italiana, accompagnato dal suo gruppo “100 Dromadaires”, apre il concerto del pianista cubano Omar Sosa. Sei mesi dopo per la “Fête de la Musique” sempre a Lille, i 100 dromedari fanno da spalla a Seun Kuti e Egypt 80 (formazione storica di Fela Kuti). Il 28 ottobre 2009 Sandro arriva a Roma invitato da un amico per tre serate in tre club romani; 18 giorni dopo, alla sua partenza, ha collezionato 15 date consecutive in diversi club della capitale, grazie alla sua capacità di coinvolgere la gente, fino a farla ballare e cantare .Numerose richieste lo spingono a tornare a Roma. Dopo appena un mese, Sandro tiene altri 12 concerti in 2 settimane, Tra aprile e maggio 2010, Sandro torna in Italia accompagnato dai 100 Dromadaires e si esibisce ancora all’Angelo Mai, alla Festa della Liberazione al Pigneto (Roma) e alla festa per i 19 anni di Officina 99 a Napoli. In estate arriva anche la partecipazione a Roma incontra il mondo (Villa Ada, 11 Luglio), e al festival reggae Gusto dopa al Sole dopo i leggendari Steel Pulse (Lecce, 13 Agosto) e l’invito come ospite alla finalissima di Marte Live 2010 all’Alpheus (Roma, 11 Settembre
LA TECNICA, LO STILE, IL MESSAGGIO
Sandro ha una tecnica chitarristica tutta sua, utilizza la cassa armonica della sua chitarra come grancassa e rullante, intreccia arpeggi dal sapore africano a ritmiche sincopate. Introduce le sue canzoni spiegandone in modo suggestivo la provenienza, il significato, la storia, anche attraverso brevi racconti dei suoi viaggi e dei suoi tanti incontri. Le sue canzoni parlano di città lontane, Dakar, Kinshasa, Kartoum, raccontano storie di villaggi, di bambini soldato, di fiumi e di foreste in pericolo, trascinano il pubblico in un vero e proprio viaggio attraverso la musica le lingue e i dialetti di Algeria, Marocco, Mali, Senegal, Costa d’Avorio, Congo, Madagascar, Francia, Italia e Giamaica.
Il suo essere un “one man band” e la sua devozione per l’autostop gli hanno permesso negli anni di suonare in diverse parti del mondo, da Brooklyn a Bamako, nelle situazioni più disparate incontrando musicisti e maestri con cui ha arricchito il suo stile musicale. La sua ispirazione fortemente votata al racconto di un mondo che migra e si trasforma, ne rende il messaggio quanto mai importante ed attuale.


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